Con APC intendiamo una condizione del neurosviluppo in cui capacità cognitive significativamente superiori alla media si intrecciano con caratteristiche emotive e relazionali peculiari: sensibilità accentuata, curiosità intensa, forte reattività agli stimoli. Non è sinonimo di “QI alto”: è una configurazione complessa e multidimensionale, plasmata dall’incontro tra predisposizioni e contesti di vita.
I profili non sono uniformi. Si osservano apprendimenti rapidi e ragionamento astratto molto efficace accanto ad asincronie: memoria di lavoro più fragile rispetto alla memoria a lungo termine, prevalenza visuo-spaziale su sequenziale, fatiche organizzative o grafomotorie. L’intensità emotiva e il perfezionismo possono ridurre la tolleranza all’errore, alimentare frustrazione e ritiro. In ambienti poco preparati queste traiettorie vengono spesso fraintese: il bambino appare oppositivo, l’adolescente svogliato, l’adulto “inadatto”. Riconoscere l’APC significa leggere questa disarmonia senza ridurla alla performance, tenendo insieme talento, identità e appartenenza.
Bambini
Durante l’infanzia, il bambino ad alto potenziale mostra spesso precocità negli apprendimenti, curiosità insaziabile e una forte intensità emotiva. Può imparare a leggere prima dei coetanei, porre domande complesse sugli argomenti più disparati e percepire ingiustizie che altri non notano. Queste risorse, però, possono trasformarsi in vulnerabilità: la sensibilità e l’ipersensorialità possono provocare crisi emotive, difficoltà di adattamento e prime incomprensioni con gli adulti.
Adolescenti
Con l’adolescenza, il funzionamento ad alto potenziale si arricchisce di nuove complessità. L’intensità del pensiero critico ed esistenziale porta a interrogativi profondi su identità, senso della vita e appartenenza. Il rischio, se non vi è un riconoscimento adeguato, è quello di sviluppare ansia, depressione, perfezionismo bloccante o ritiro sociale. Le ragazze, in particolare, tendono a nascondere le proprie capacità (masking) per adattarsi al gruppo, rinunciando a volte a passioni e aspirazioni personali.
Adulti
Molti adulti scoprono di avere un alto potenziale solo in seguito alla diagnosi di un figlio o a un percorso psicoterapeutico. Spesso raccontano di essersi sentiti “troppo” o “mai abbastanza” per tutta la vita. La psicoterapia, in questi casi, diventa uno spazio fondamentale per rileggere la propria storia, integrare sensibilità e talento, trasformare il potenziale in una risorsa capace di portare benessere e autorealizzazione.
Valutazione e Psicodiagnostica
L’identificazione dell’APC non si esaurisce in una soglia di QI. Serve una valutazione clinica integrata che ricostruisca la storia evolutiva, osservi i contesti e metta insieme più livelli: profilo cognitivo, funzioni esecutive, creatività e motivazione, funzionamento emotivo-relazionale. L’esito è una formulazione condivisa con famiglia e scuola, capace di distinguere risorse, asincronie e bisogni reali. È fondamentale considerare le doppie eccezionalità (APC con DSA, ADHD o tratti dello spettro autistico), che possono mascherare il potenziale o amplificarne la fatica. La restituzione resta chiara e rispettosa: non un’etichetta, ma una mappa per orientare scelte educative e cliniche nel tempo.
Strumenti tipicamente impiegati
- Colloqui clinici anamnestici con genitori e insegnanti (per i minori) e osservazioni nei contesti di vita e di apprendimento.
- Test cognitivi standardizzati: WISC-V (bambini e adolescenti), WAIS (adulti), Matrici Progressive di Raven (non verbale).
- Batterie per le funzioni esecutive (pianificazione, inibizione, flessibilità, memoria di lavoro).
- Scale osservative per genitori e insegnanti (es. Renzulli Scales) per cogliere segnali di potenziale nei contesti quotidiani.
- Questionari clinici e strumenti proiettivi per il funzionamento emotivo e relazionale (autostima, ansia, ritiro, vissuto di solitudine, regolazione emotiva).
Solo una valutazione ampia e approfondita — che integri dati testistici, osservazioni e narrazioni — consente di cogliere la complessità del profilo APC e di progettare interventi efficaci, personalizzati e rivedibili nel tempo.
Presa in Carico
La presa in carico ha tre assi: contenere l’intensità, dare direzione al talento, proteggere il senso di appartenenza. Non si spinge sulla prestazione, si lavora sul clima: aspettative calibrate, margini d’errore espliciti, ritmi sostenibili. Con la scuola si costruisce un patto realistico che valorizza l’approfondimento senza sovraccarico, chiarisce criteri e richieste e previene l’isolamento. In psicoterapia si affrontano perfezionismo, ansia da prestazione, regolazione emotiva e identità; si rafforza l’uso flessibile delle risorse cognitive senza trasformarle in pressione. Per gli adulti si aprono anche temi di orientamento, lavoro e relazioni. Il percorso prevede revisioni periodiche: l’APC cambia con età e contesti, e le risposte devono cambiare con esso.
