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ADHD – Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività

Pubblicato il: 7 Ottobre 2025
ADHD – Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività

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Pubblicato il: 7 Ottobre 2025
Indice

L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo che riguarda la regolazione dell’attenzione, degli impulsi e dell’attività motoria e cognitiva. Non coincide con vivacità o distrazione passeggera: parliamo di difficoltà persistenti, presenti fin dalla prima infanzia e osservabili in più contesti, con profili che possono essere prevalentemente inattentivi, iperattivi-impulsivi o combinati. L’impatto non si limita ai compiti scolastici. Tocca l’organizzazione della giornata, la gestione dei passaggi tra attività, le relazioni con pari e adulti, la regolazione emotiva.
Le cause sono multifattoriali. Pesano componenti genetiche e neurobiologiche che interessano i circuiti deputati all’attenzione e all’inibizione della risposta, insieme a fattori ambientali che possono modulare l’espressività del quadro. Comprendere che non è una questione di volontà ma di funzionamento aiuta a ridurre colpa, fraintendimenti e tensioni in famiglia e a scuola.

Bambini

Durante l’infanzia, i primi segnali dell’ADHD compaiono spesso a scuola (alzarsi spesso, parlare fuori turno, fatica a restare sul compito) e possono incrinare i rapporti con insegnanti e compagni se letti come maleducazione. Una valutazione precoce con eventuale presa a carico e un’alleanza scuola–famiglia aiutano a promuovere serenità, riducendo la frustrazione e l’isolamento.

Adolescenti

Con l’adolescenza spesso aumentano l’autonomia e le richieste dell’ambiente, e l’ADHD diventa più complesso da gestire. Le fatiche possono riguardare aspetti di procrastinazione, di sovraccarico cognitivo, ma anche di gestione delle relazioni e dell’affettività. Senza un riconoscimento chiaro, è probabile che subentrino ansia, umore basso e ritiro. Diventa fondamentale la creazione di una rete tra scuola, famiglia e clinici per poter fornire supporto e regolazione.

Adulti

In età adulta l’ADHD può continuare a incidere sulla vita di coppia, le amicizie e il lavoro, rendendo difficile la gestione dei tempi, priorità e conflitti. Questo diverso funzionamento neurocognitivo merita una diagnosi accurata e la distinzione da eventuali comorbidità. Uno spazio in cui potersi comprendere ed essere affiancati promuove la regolazione e la possibilità di gestire le difficoltà.

Valutazione e Psicodiagnostica

La diagnosi è clinica e richiede una raccolta multi-informante, nella quale vengono integrati colloqui, osservazioni in contesti diversi e strumenti standardizzati coerenti con i criteri del DSM-5, come questionari per attenzione e comportamento (ad esempio le scale di Conners) e procedure semi-strutturate come l’ACE. Il punto non è mettere un’etichetta, ma definire un profilo comprensibile di risorse e fatiche. La valutazione considera anche eventuali condizioni associate, come ansia, umore o DSA, per evitare letture riduttive e impostare scelte coerenti nel tempo.

Presa in carico


La presa in carico è integrata e modulata sull’età e sui contesti di vita. La psicoeducazione offre a famiglia e scuola un linguaggio comune e cornici prevedibili. La psicoterapia lavora su consapevolezza, autoregolazione, gestione dei passaggi e delle frustrazioni, salvaguardando autostima e appartenenza. Nei quadri moderati o gravi può essere indicato un trattamento farmacologico, sempre valutato e monitorato da un medico all’interno della stessa cornice clinica. L’obiettivo non è “correggere” la persona, ma accompagnarla in un percorso che riconosce il suo modo di funzionare e costruisce condizioni di vita più serene e abitabili, oggi e nelle tappe successive della crescita.

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